Restiamo Umani

Chiara Cruciati, giornalista e Edigia Beretta, mamma di Vittorio Arrigoni, attivista ucciso a Gaza, hanno fatto chiarezza su Israele-Palestina e sulla rabbia e disillusione della popolazione civile davanti a questo conflitto e davanti al "giornalismo strillato" e la lunga indifferenza del mondo occidentale - La RASSEGNA STAMPA e Le FOTO
Festival della Pace 2023

Restiamo Umani

parma repubblica foto

Al Festival della Pace testimonianze sull’orrore del conflitto in Medio Oriente

Dialogo fra Egidia Beretta, madre di Vittorio Arrigoni, giovane attivista e giornalista tragicamente ucciso a Gaza nel 2011, Chiara Cruciati, vice direttrice de Il Manifesto

Lucia De Ioanna per parma.repubblica.it | 8 NOVEMBRE 2023


"Testimoniare l’orrore della guerra per costruire una pace non disgiunta dalla giustizia: lunedì pomeriggio, nella sala conferenze dei Missionari Saveriani, si è tenuto nell’ambito del Festival della Pace, un incontro, programmato da mesi ma ora di bruciante urgenza e attualità, intitolato Con la Palestina nel cuore che ha visto in dialogo Egidia Beretta, madre di Vittorio Arrigoni, giovane attivista e giornalista tragicamente ucciso a Gaza nell’aprile del 2011, Chiara Cruciati, vice direttrice de Il Manifesto ed esperta in Medio Oriente, con Gianluca Foglia (noto come Fogliazza), autore e narratore.

Presenti, tra il folto pubblico in sala, le Donne in nero di Parma, promotrici dell’incontro, intente a ricucire la bandiera palestinese, simbolica riparazione di una ferita fisica e psichica che segna questo popolo da decenni, l’assessora alla Pace Daria Jacopozzi (da anni impegnata politicamente e come educatrice per la costruzione di una cultura della pace) e alcuni rappresentanti della comunità palestinese di Parma.

Da pochi giorni rientrata dalla Cisgiordania e da Gerusalemme, Chiara Cruciati con appassionata lucidità ha portato la propria testimonianza a un mese dal feroce attacco di Hamas che ha provocato 1.400 morti tra militari e civili.
Un mese di guerra i cui numeri denunciano un macabro bilancio : “A Gaza sono stati superati i diecimila morti civili: non si era mai assistito a cifre di questo ordine nella storia di quella terra. Un massacro in corso, sotto gli occhi del mondo, che avrà conseguenze devastanti”.

Offuscata dalla cronaca di tutti i giorni, “un’esplosione enorme di disumanizzazione dell’altro colpisce ogni giorno i civili a Gaza dove l’occupazione israeliana ha raggiunto livelli di violenza e brutalità che non si raggiungevano da anni. La rabbia che ho percepito dai racconti di palestinesi e israeliani è grande: l’altro viene visto come mero rappresentante di un governo o di un movimento politico”. In questo scenario, “fa paura sentire che per la maggior parte degli israeliani vincere la guerra significhi distruggere Gaza”.

Se oggi tutto il mondo guarda a Gaza e l’attenzione si è distolta dal resto della Palestina, “anche in altri territori stanno accadendo fatti inquietanti con un’escalation di arresti e violenze agite non solo da militari israeliani ma anche da coloni”.

La giornalista dà voce ai numeri: dal 7 ottobre, circa 60 arresti al giorno e oltre duemila prigionieri politici palestinesi, 13 comunità palestinesi espulse dalle proprie terre. “Quello che è in corso tra Gaza e la Cisgiordania è un’espulsione di massa con trasferimento forzato di popolazione” finalizzato alla politica strutturale israeliana di “massimizzazione della popolazione palestinese in spazi minimi per poi di fatto annettere quello che rimane dei territori”.

Di fronte alla violenza agita da Hamas, “Israele, che è uno Stato, doveva dimostrare di possedere degli anticorpi democratici mentre ha reagito a un attacco feroce rispondendo con la vendetta, ponendosi così fuori dal diritto internazionale e fuori dalle prerogative di uno Stato”. Il messaggio che passa è che “il diritto internazionale non vale per tutti allo stesso modo ma è relativo e che la vita di alcune persone vale meno di quella di altre”.

In questo scenario cupo, che getta la sua ombra sul futuro, l’unico motivo di speranza viene dal basso, dalle piazze di tutto il mondo: “Mezzo milione di persone in piazza a Washington e a Londra sono numeri che non vedevamo dal 2003, dalla guerra in Iraq. La popolazione mondiale ha chiaro cosa significa rispettare il diritto internazionale e questo pone già la guerra fuori dalla storia”. Guardando al futuro, la soluzione può essere solo politica e non militare: “Una soluzione politica giusta non solo dovrebbe riconoscere ai palestinesi il diritto all’autodeterminazione ma anche ai profughi il diritto di tornare a casa”. Per arrivare finalmente a un pace giusta che “libererebbe due popoli, quello palestinese e quello israeliano”.

Un profondo desiderio di giustizia e un senso radicale dell’umano è il fuoco ideale che ha guidato Vittorio Arrigoni attraverso esperienze di cooperazione internazionale nel tentativo di comprendere, come racconta sua madre Egidia Beretta, “che cosa lo rendesse degno di essere al mondo”.

La risposta a questo bisogno profondo Vittorio la trova nell’incontro con il popolo palestinese fin dal suo primo viaggio nel 2002. Se era impellente per lui diventare difensore dei popoli oppressi, questo bisogno non restava astratto, calandosi invece in gesti semplici e quotidiani come coltivare un campo o gettare le reti in mare, gesti che a Gaza possono esporre a un rischio anche estremo, nel momento in cui contadini e pescatori, costretti a forzare i blocchi per trovare di che far vivere le loro famiglie, diventano bersaglio del fuoco nemico, come raccontato da Vittorio stesso in uno dei suoi coraggiosi reportage, proiettato in sala.

Nel 2008 Vittorio, a Gaza con l’associazione pacifista International Solidariety Movement, si pone al fianco dei pescatori che chiedono aiuto ai volontari per potersi spingere alla ricerca di una pesca più generosa, oltre il limite delle tre miglia dalla costa imposto da Israele con l’offensiva militare Piombo Fuso, limite che impedisce ai palestinesi l’accesso all’85% delle acque a cui hanno diritto secondo gli accordi di Jericho del ‘94.

Gli ideali di Vittorio, la pace, la giustizia e la libertà, sono diventati per lui umili cose: reti da pesca da tirare assieme ai pescatori e mucchi di prezzemolo da raccogliere con i contadini”, ricorda Egidia, non senza commozione.

Il 27 dicembre del 2008, Vittorio è a Gaza quando Israele inizia a bombardare e i carrarmati entrano nella Striscia, facendo passare la popolazione “dalla tragedia dell’assedio alla catastrofe dei bombardamenti che fanno dei civili il loro bersaglio predestinato”, come annota Vittorio quel giorno sul suo diario. “Che senso ha servire pane appena sfornato – si domanda il giovane pacifista – all’interno di un cimitero?”. L’urgenza è fermare le bombe prima ancora di fare entrare viveri dal momento che “i cadaveri non mangiano ma vanno solo a concimare la terra che qui a Gaza non è mai stata così fertile per decomposizione”.

Parole che oggi, a distanza di quattordici anni, potrebbero essere lette come triste cronaca di un presente su cui l’ombra della violenza si è fatta più cupa e pervasiva.

Sotto le bombe, non essendo più possibile accompagnare i contadini al confine né i pescatori al largo, Vittorio accetta di farsi testimone dell’orrore scrivendo “con passione e con compassione”. Fino alla soglia di un silenzio, fino a una pietà dello sguardo che non sa essere freddo strumento di registrazione di un male troppo grande: “Ho una videocamera con me ma ho scoperto di essere un pessimo cameraman: non riesco a riprendere i corpi maciullati e i volti in lacrime. Non ce la faccio. Non riesco perché piango anche io”.

Le lacrime che offuscavano lo sguardo del giovane giornalista, trascorrono nella voce della madre che, come osserva Gianluca Foglia, si fa staffetta della memoria perché “Egidia con la sua testimonianza prosegue il viaggio di Vittorio che così non finisce”.

Dopo avere ricevuto la notizia che la sua attività giornalistica dai territori in guerra era stata premiata nell’ambito del Premio Sasso Marconi, fondato da Enzo Biagi, Vittorio scrive un messaggio in cui condensa il senso di un impegno declinato al plurale: “Cari amici di Sasso Marconi, vi sono grato per il prestigioso conferimento che premia i nostri sforzi per la ricerca di verità e giustizia nella difesa dei diritti umani. Enzo Biagi diceva che la verità è come la poesia, non deve avere aggettivi, è libertà. Continuiamo a fare delle nostre vite poesie, fino a quando la libertà sarà declamata sopra le catene spezzate di tutti i popoli oppressi”.

Le cronache appassionate di Vik, così era chiamato il giovane attivista italiano, consegnate alle pagine de Il Manifesto nei giorni dei bombardamenti israeliani dell’inverno 2008, si concludevano, come ogni suo pezzo, con un messaggio: “Restiamo umani”....CONTINUA A LEGGERE




PER APPROFONDIRE

Vittorio Arrigoni


(Peace in the World) VITTORIO ARRIGONI - STAYING HUMAN! A documentary

Un documentario a cura della tv Al Jazeera English su Vittorio Arrigoni, attivista italiano per la pace dell'ISM (International Solidarity Movement) nella Striscia di Gaza in territorio palestinese dal 2008. Rapito il 14 aprile del 2011 da un gruppo salafita che richiede per il suo rilascio la scarcerazione di alcuni salafiti detenuti nelle carceri di Hamas, Vittorio viene ucciso nella notte tra il 14 e il 15 aprile 2011 per strangolamento con una corda e il suo corpo ritrovato dalle forze speciali governative di sicurezza in una casa di Gaza Nord.

Al Jazeera English Tv | 2011

Egidia Beretta liberacittadinanza.it












Vittorio Arrigoni ricordato dalla madre Egidia: “Non bisogna mai dimenticare Gaza”

Vittorio ha sempre denunciato in forma nonviolenta tutte le ingiustizie e atrocità che accadono a Gaza. "Restiamo umani" era l'auspicio con cui Vittorio concludeva ogni aggiornamento da Gaza, stretta nella morsa dell'operazione Piombo Fuso nel 2009. Oggi, 14 anni dopo, il dramma di quei giorni è stato tragicamente surclassato. Appare quindi quanto mai necessario ispirarci all'esempio del giornalista e attivista che proprio a Gaza venne ucciso. Proviamo a farlo attraverso le parole di sua madre, Egidia Beretta, che instancabilmente porta in giro per l'Italia il messaggio di pace e di speranza di Vittorio.

Laura Tussi per liberacittadinanza.it | 28 OTTOBRE 2023


Non voglio essere seppellito sotto nessuna bandiera. Semmai voglio essere ricordato per i miei sogni. Dovessi un giorno morire, fra cento anni, vorrei che sulla mia lapide fosse scritto quello che diceva Nelson Mandela «Un vincitore è un sognatore che non ha mai smesso di sognare». Vittorio Arrigoni. Un vincitore

Vittorio Arrigoni
parma.repubblica.it

Corteo per la Palestina a Parma 

Dopo il presidio Israele-Palestina: fermiamo la violenza, riprendiamo per mano la Pace, organizzato il 27 ottobre scorso in piazza della Pace, si è tenuta oggi a Parma una nuova manifestazione legata al conflitto in corso in Medio Oriente. Oltre 400 persone hanno percorso le vie del centro per chiedere la fine degli attacchi su Gaza da parte dell'esercito di Israele. Il corteo è stato convocato dalla comunità palestinese di Parma con l'adesione di varie associazioni e movimenti. "Cessate il fuoco e stop al massacro della popolazione civile", hanno scandito i partecipanti. Esposti cartelli e foto dei bambini morti e dei civili uccisi sotto le bombe. In testa una grande striscione con la scritta "No al genocidio, Palestina libera" - 4 NOVEMBRE 2023
GUARDA QUI



Intervista Giuditta Brattini

Intervista a giuditta brattini, cooperante a gaza

Cooperante e volontaria con l'Associazione Gazzella ONLUS, Giuditta Brattini appena rientrata in Italia descrive la situazione lasciata a Gaza.

Gianluca Foglia "Fogliazza" su FB | 3 NOVEMBRE 2023

citta nuova immagine

Armi dal mondo per il Medio Oriente

Come stiamo armando una delle aree più calde del pianeta. Un’analisi che rivela il ruolo primario anche dell’Italia mentre il conflitto tra Hamas e Israele rischia di avviare un’escalation incontrollabile.

per CITTÀ NUOVA | 31 OTTOBRE 2023

  Copertina Podcast

Oslo 30. L’illusione della pace

Un episodio extra del podcast dedicato al conflitto a Gaza dopo il 7 ottobre. Parlano alcuni dei protagonisti: tra rabbia e dolore, affiorano i traumi dei due popoli e tutte le questioni che gli accordi di Oslo hanno lasciato irrisolte.

Anna Maria Selini e Luca Bozzoli per Altreconomia | 29 OTTOBRE 2023



Questo incontro è inserito all'interno diFestival della Pace 2023,promosso da Casa della Pace e Comune di Parma

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