Assemblea Provinciale 2023 - Ricordiamo Don Milani

L’Assemblea provinciale dei giovani in Servizio Civile ha scelto il Festival della Pace 2023 per celebrare i 100 anni dalla nascita di don Milani. Obiettori di coscienza della nostra città e giovani volontari si sono incontrati e confrontati sul significato di disobbedienza civile - Le FOTO e gli INTERVENTI
I Giovani per la Pace

Assemblea Provinciale 2023 - Ricordiamo Don Milani


Ai Cappellani Militari Toscani che hanno sottoscritto il comunicato dell'11 febbraio 1965
di Lorenzo Milani


"Da tempo avrei voluto invitare uno di voi a parlare ai miei ragazzi della vostra vita. Una vita che i ragazzi e io non capiamo.
Avremmo però voluto fare uno sforzo per capire e soprattutto domandarvi come avete affrontato alcuni problemi pratici della vita militare. Non ho fatto in tempo a organizzare questo incontro tra voi e la mia scuola.
Io l'avrei voluto privato, ma ora che avete rotto il silenzio voi, e su un giornale, non posso fare a meno di farvi quelle stesse domande pubblicamente.
PRIMO perché avete insultato dei cittadini che noi e molti altri ammiriamo. E nessuno, ch'io sappia, vi aveva chiamati in causa. A meno di pensare che il solo esempio di quella loro eroica coerenza cristiana bruci dentro di voi una qualche vostra incertezza interiore.
SECONDO perché avete usato, con estrema leggerezza e senza chiarirne la portata, vocaboli che sono più grandi di voi.
Nel rispondermi badate che l'opinione pubblica è oggi più matura che in altri tempi e non si contenterà né d'un vostro silenzio, né d'una risposta generica che sfugga alle singole domande. Paroloni sentimentali o volgari insulti agli obiettori o a me non sono argomenti. Se avete argomenti sarò ben lieto di darvene atto e di ricredermi se nella fretta di scrivere mi fossero sfuggite cose non giuste.
Non discuterò qui l'idea di Patria in sé. Non mi piacciono queste divisioni.
Se voi però avete diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora vi dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall'altro. Gli uni son la mia Patria, gli altri i miei stranieri. E se voi avete il diritto, senza essere richiamati dalla Curia, di insegnare che italiani e stranieri possono lecitamente anzi eroicamente squartarsi a vicenda, allora io reclamo il diritto di dire che anche i poveri possono e debbono combattere i ricchi. E almeno nella scelta dei mezzi sono migliore di voi: le armi che voi approvate sono orribili macchine per uccidere, mutilare, distruggere, far orfani e vedove. Le uniche armi che approvo io sono nobili e incruente: lo sciopero e il voto.
Abbiamo dunque idee molto diverse. Posso rispettare le vostre se le giustificherete alla luce del Vangelo o della Costituzione. Ma rispettate anche voi le idee degli altri. Soprattutto se son uomini che per le loro idee pagano di persona.
Certo ammetterete che la parola Patria è stata usata male molte volte. Spesso essa non è che una scusa per credersi dispensati dal pensare, dallo studiare la storia, dallo scegliere, quando occorra, tra la Patria e valori ben più alti di lei.
Non voglio in questa lettera riferirmi al Vangelo. È troppo facile dimostrare che Gesù era contrario alla violenza e che per sé non accettò nemmeno la legittima difesa.
Mi riferirò piuttosto alla Costituzione.
Articolo 11 «L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli...».
Articolo 52 «La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino»
[...]
Ma in questi cento anni di storia italiana c'è stata anche una guerra «giusta» (se guerra giusta esiste). L'unica che non fosse offesa delle altrui Patrie, ma difesa della nostra: la guerra partigiana.
Da un lato c'erano dei civili, dall'altra dei militari. Da un lato soldati che avevano obbedito, dall'altra soldati che avevano obiettato.
Quali dei due contendenti erano, secondo voi, i «ribelli», quali i «regolari»?
È una nozione che urge chiarire quando si parla di Patria. Nel Congo p. es. quali sono i «ribelli»?
Poi per grazia di Dio la nostra Patria perse l'ingiusta guerra che aveva scatenato. Le Patrie aggredite dalla nostra Patria riuscirono a ricacciare i nostri soldati.
Certo dobbiamo rispettarli. Erano infelici contadini o operai trasformati in aggressori dall'obbedienza militare. Quell'obbedienza militare che voi cappellani esaltate senza nemmeno un «distinguo» che vi riallacci alla parola di San Pietro: «Si deve obbedire agli uomini o a Dio?». E intanto ingiuriate alcuni pochi coraggiosi che son finiti in carcere per fare come ha fatto San Pietro.
In molti paesi civili (in questo più civili del nostro) la legge li onora permettendo loro di servir la Patria in altra maniera. Chiedono di sacrificarsi per la Patria più degli altri, non meno. Non è colpa loro se in Italia non hanno altra scelta che di servirla oziando in prigione.
Del resto anche in Italia c'è una legge che riconosce un'obiezione di coscienza. È proprio quel Concordato che voi volevate celebrare. Il suo terzo articolo consacra la fondamentale obiezione di coscienza dei Vescovi e dei Preti.
In quanto agli altri obiettori, la Chiesa non si è ancora pronunziata né contro di loro né contro di voi. La sentenza umana che li ha condannati dice solo che hanno disobbedito alla legge degli uomini, non che son vili. Chi vi autorizza a rincarare la dose? E poi a chiamarli vili non vi viene in mente che non s'è mai sentito dire che la viltà sia patrimonio di pochi, l'eroismo patrimonio dei più?
Aspettate a insultarli. Domani forse scoprirete che sono dei profeti. Certo il luogo dei profeti è la prigione, ma non è bello star dalla parte di chi ce li tiene.
Se ci dite che avete scelto la missione di cappellani per assistere feriti e moribondi, possiamo rispettare la vostra idea. Perfino Gandhi da giovane l'ha fatto. Più maturo condannò duramente questo suo errore giovanile. Avete letto la sua vita?
Ma se ci dite che il rifiuto di difendere se stesso e i suoi secondo l'esempio e il comandamento del Signore è «estraneo al comandamento cristiano dell'amore» allora non sapete di che Spirito siete! che lingua parlate? come potremo intendervi se usate le parole senza pesarle? se non volete onorare la sofferenza degli obiettori, almeno tacete!
Auspichiamo che abbia termine finalmente ogni discriminazione e ogni divisione di Patria di fronte ai soldati di tutti i fronti e di tutte le divise che morendo si son sacrificati per i sacri ideali di Giustizia, Libertà, Verità.
Rispettiamo la sofferenza e la morte, ma davanti ai giovani che ci guardano non facciamo pericolose confusioni fra il bene e il male, fra la verità e l'errore, fra la morte di un aggressore e quella della sua vittima."


Articolo Gazzetta di Parma

Martedì 28 novembre presso la Sala Conferenze dell’Assistenza Pubblica di Parma, a conclusione del loro percorso formativo, i volontari del servizio civile hanno commentato il testo de “L’obbedienza non è più una virtù” di Don Lorenzo Milani, ponendosi alcuni interrogativi: Cosa significa disobbedire? Ha senso al giorno d’oggi farlo?  

Sono state messe in comune le voci degli obiettori di coscienza di ieri che hanno letto alcuni passaggi del testo di don Milani con quelle dei volontari in servizio civile di oggi, in un confronto intergenerazionale su cosa significhi “disobbedienza e non violenza”.

I giovani oggi vogliono partire dalla conoscenza del sé per conoscere il mondo, vogliono crescere mettendosi in gioco per imparare ad affrontare le sfide con coraggio. Scegliere il Servizio Civile è un modo per costruire una società disobbediente: alle regole, al giudizio, dedicando il proprio tempo alla cura dell’altro. È un modo per manifestare in difesa dell’ambiente, in difesa dei soggetti più deboli, è lottare per la parità di genere, è impegnarsi tutti i giorni nelle piccole cose.

Talvolta è necessario disobbedire per mettere in atto un cambiamento. La disobbedienza è saper accogliere le fragilità, anche le proprie. La disobbedienza è saper accettare la paura e riconoscere i limiti, anche i propri. Per fare la differenza nel modo, rendendo alla comunità in cui si vive l’impegno alla costruzione di una società più inclusiva, capace di rompere gli schemi dell’omologazione.

Come garantire la disobbedienza? Scegliendo il Servizio Civile! “.. è come stare dentro un sandwich, uno spazio morbido tra lavoro e volontariato che favorisce le social skills, migliora lo spirito di cooperazione, la conoscenza di sé e dell’altro..”.


(Fonte: Servizio Civile Parma FB)


DISOBBEDIENZA E NON VIOLENZA

PER I GIOVANI IN SERVIZIO CIVILE

1.

lo non sono qui con voi, sono in un altro mondo.

Sono dove i migranti rubano il lavoro, dove le donne non guadagnano come gli uomini, dove non mangiare carne è poco salutare, dove obbedire è più "facile" che disobbedire, perché sin dall'infanzia siamo abituati a rispettare le regole imposte dai genitori, ad essere puniti per paura del giudizio siamo portati a un senso di disobbedienza che crescendo muta. Disobbedire oggi non vuol dire andare contro una legge, disobbedire oggi vuol dire andare contro il giudizio.

Giudizio di una società che ha un pensiero unico. La società ti giudica.

Cosa significa disobbedire? Ha senso al giorno d'oggi farlo?

Per noi ha senso farlo se c'è un interesse reale nel cambiare qualcosa che non consideriamo giusto, essendo consci del fatto che questo debba avvenire in ogni singolo individuo per far si che qualcosa accada realmente. D'altra parte in un mondo che è fortemente rassegnato ed interessato solo ai propri interessi troviamo sempre più difficile che questo avvenga. Disobbedire anche per poter essere considerati volontari privi di competenze, quando noi svolgiamo le nostre attività ordinarie come i nostri colleghi e di più dando loro una mano in tutto. Negli anni '60 disobbedire voleva dire non volere una società basata sulle armi e quindi non voler partecipare alla leva obbligatoria, mentre adesso vorremmo essere considerati obiettori di coscienza portatori di capacità, idee e nuove prospettive, capaci di renderci anche figure spendibili nel mondo del lavoro. Non vorremmo più parlare di disobbedienza come una ribellione attiva ma semplicemente come un agire e costruire un nuovo punto di vista sul nostro ruolo e le sue prospettive di crescita.

Il servizio civile è un'esperienza di vita, un'occasione per conoscere e confrontarsi con diverse realtà, un modo di dedicare il proprio tempo al servizio degli altri, aiutando anche le persone più fragili, come gli anziani che oltre ad avere bisogno di un sostegno hanno prima di tutto bisogno di sentirsi amati e in qualche modo protetti; ma anche i bambini che nel loro piccolo sono in grado di cambiare l'umore con un loro sorriso. L'esperienza di servizio civile può portare con sé fenomeni di disobbedienza, che però non vanno intesi come la disobbedienza delle "origini" ma come vicinanza e sostegno alle minoranze che compongono la popolazione, come per esempio aiutare persone straniere, che hanno difficoltà con la lingua, ad integrarsi nel contesto in cui vivono.

La disobbedienza è nelle piccole scelte e azioni di ogni giorno.


2.

Al giorno d'oggi sicuramente i ragazzi non decidono di svolgere il servizio civile per disobbedire alla violenza.

È la scelta di intraprendere un'esperienza che deriva dalla necessità di rompere una monotonia, dalla ricerca di un impegno quotidiano che porti soddisfazioni personali, di diventare parte di un gruppo o semplicemente dalla scelta di un progetto che ci ha suscitato interesse. Oggi il servizio civile rappresenta la possibilità di conoscere e vivere il territorio in cui si opera e di creare legami con chi si incontra durante il percorso.

Il servizio civile si configura come un periodo di transizione e scelte significative. La prospettiva di scegliere un lavoro basato sulla passione è apprezzabile, ma spesso la realtà impone una sfida nella ricerca di un equilibrio tra ciò che amiamo e la sostenibilità economica. E' una scelta consapevole di vivere un percorso che si ritiene affine alle proprie inclinazioni. È un modo nobile di contribuire alla comunità e crescere personalmente attraverso un impegno mirato.

La diversità delle motivazioni arricchisce il progetto generale del servizio civile, offrendo opportunità di apprendimento e crescita. La vera ricchezza della cultura risiede nell'apertura alla diversità di pensiero, religione e modelli di vita. Non si tratta di una vera e propria disobbedienza, bensì un atto di adattamento al valore dell'individualità. Abbracciare la diversità contribuisce a una società più inclusiva, rompendo gli schemi dell'omologazione.

Il processo di ampliare le competenze professionali durante il servizio civile è parallelo a un viaggio interiore che ci consente di conoscere meglio noi stessi. Imparare a gestire il nostro modo di essere e coltivare la pazienza, abilità preziosa che contribuisce non solo al nostro sviluppo professionale ma anche personale.

L'affermazione "L'obbedienza non è più una virtù" suggerisce un cambio di prospettiva rispetto al tradizionale valore dell'obbedienza cieca. In un contesto come quello educativo, potrebbe implicare la necessità di incoraggiare una critica costruttiva, la creatività e l'autonomia intellettuale anziché la conformità. Don Milani, con la sua visione di una scuola aperta, sembra condividere questa idea, sottolineando l'importanza di collegare la conoscenza al progetto di vita individuale per promuovere uno sviluppo completo delle intelligenze.

Fare il servizio civile è come stare dentro a un sandwich: è uno spazio morbido tra il lavoro e il volontariato; potremmo definirlo come un trailer, una sorta di anteprima di quello che sarà il lavoro vero e proprio, uno strumento per scoprire in prima persona le diverse possibilità professionali e per conoscere le differenti figure esistenti all'interno e al di fuori del territorio. Aiuta ad andare oltre alla propria quotidianità, incentivando il rapporto con gli altri e favorendo le social skills, prepara al mondo del lavoro alimentando la conoscenza del luogo e migliorando lo spirito di cooperazione.


3.

Disobbedire a volte è scegliersi, curare la propria crescita personale e il proprio benessere per avere il miglior rapporto possibile con se stessi, con gli altri e il mondo. L'ideologia in cui si crede che la totalità sia l'unica dimensione è solo una delle forme possibili di concezione, forse la più arretrata e meno adatta all'oggi. Essere disobbedienti significa avere il coraggio e la Libertà di scegliere di comportarsi diversamente e pensare anche al bene comune. Anche se a volte sarebbe più facile obbedire, talvolta diventa necessario disobbedire per mettere in atto un cambiamento.

Il Servizio Civile è stato per alcuni di noi una forma di ribellione verso il mondo lavorativo e le ingiustizie che si presentano ogni giorno al suo interno. Per alcuni, può essere il comportarsi gentilmente in una società che ti spinge a non farlo. Per altri, può essere il non mangiare determinati cibi al fine di salvaguardare il pianeta. Nella disobbedienza però c'è anche un lato oggettivo, il fatto che ognuno di noi lotti per salvare e portare avanti i propri ideali.


4.

La disobbedienza è non conformarsi passivamente alla realtà circostante, è una sorta di attivismo positivo attraverso il quale ognuno si spende per qualcosa in cui crede.

Disobbedienza può essere scegliere di dedicare la propria vita alla cura degli altri in una società sempre più individualista, perché disobbedire non vuol dire solo un'azione collettiva ma utilizzare le proprie passioni e caratteristiche per fare del bene nel piccolo. Ognuno di noi ogni giorno mette in atto diverse forme di disobbedienza, dal manifestare contro forme di violenza, aderire a scioperi per ottenere più diritti sia lavorativi che umani, fino a pronunciare un semplice "no" per seguire i proprio ideali. Anche durante l'esperienza del servizio civile ci sono state occasioni in cui è stato necessario disobbedire, come rifiutarsi di svolgere mansioni che non rientrano nelle nostre competenze o anche difendere qualcuno da una qualsiasi forma di oppressione psicologica.

Per noi la disobbedienza è fare servizio civile e lavorare con persone che sono ai margini della società: disabili, detenuti, pazienti psichiatrici. Ma anche manifestare scendendo in piazza per difendere l'ambiente. E' scendere a compromessi verso noi stessi e le nostre scelte, con la speranza che questo sia per una giusta causa e possa essere utile agli altri. Ad esempio, iniziare a usare i social quando ci eravamo ripromessi di non farlo, per aiutare il nostro ente a promuovere le proprie attività e i propri valori. Ma siamo così sicuri di voler vivere la vita impantanati su app social? L'imposizione della tecnologia è quello che vogliamo? La necessità di creare profili, caricare contenuti fa si che gli altri utenti entrino nelle nostre case, nelle nostre vite, la tecnologia avrà anche collegato il pianeta da un capo all'altro ma ci ha snaturati rendendoci dipendenti e facilmente influenzabili. La dipendenza psicologica è reale, decidere di affrontare le conseguenze di una rinuncia ai social è per noi una vera disobbedienza quotidiana.

Queste sono situazioni che nessuno di noi pensava potessimo affrontare prima di iniziare il servizio civile. Adesso abbiamo la consapevolezza che non esistono limiti o barriere, pregiudizi o cose che non si potranno mai cambiare. Il servizio civile ci ha permesso di entrare in contatto con realtà differenti contraddistinte da un senso di umanità e sensibilità. Ognuno di noi in merito alla propria esperienza ha avuto la possibilità di adeguarsi, sensibilizzarsi e responsabilizzarsi rispetto a un contesto differente dalla propria quotidianità uscendo dalla propria zona di comfort. Osservare ed entrare in risonanza con delle realtà in cui sono presenti tante difficoltà e diversi tipi di sofferenza, ha fatto emergere in noi un sentimento di utilità ma anche di vulnerabilità. Volgere lo sguardo verso l'altro ci ha permesso di decentrare l'attenzione da noi stess* e ridimensionare quindi la nostra posizione e metterci in un piano di uguaglianza e di scambio reciproco di umanità e accoglienza.

Per noi disobbedire significa non essere al passo con ciò che la società ci impone come andare all'università, essere in corso con gli studi, avere una media di voti molto alta e laurearsi con il massimo dei voti; lavorare senza ricevere alcun compenso "perché tanto noi dobbiamo prima imparare". Per noi disobbedire significa amare chi vogliamo senza aver paura di essere picchiati o presi in giro; vestirci come ci pare senza il timore di subire pregiudizi per l'abito che abbiamo deciso di indossare oggi; praticare lo sport che vogliamo anche se ritenuto dalla società prettamente maschile o femminile. Per noi disobbedire significa lottare per ottenere la parità e l'uguaglianza di genere sia nella vita relazionale sia all'interno del posto di lavoro e dunque il diritto di essere retribuiti allo stesso modo; significa parlare di argomenti considerati tabù già dalla prima infanzia.

Disobbedire significa impegnarsi tutti i giorni nelle piccole cose in cui crediamo per far sì che prima o poi le cose cambieranno. Il servizio civile può essere una strada che ognuno di noi prende in modo consapevole per prendersi cura di se stessi, per riprendere in mano le redini della propria vita in quei momenti di spaesamento dovuti ad un periodo di transizione, per sfuggire ad una quotidianità che, in una società capitalistica come la nostra, ci vuole sempre iper performanti e non tiene conto del fatto che tutti viaggiamo a velocità diverse. Scegliere di dedicare un anno della nostra vita ad uno dei tanti progetti che offre il Servizio Civile Universale può essere un'ancora di salvezza alle problematiche che affliggono soprattutto la nostra generazione, può essere un diversivo alla noia o alla solitudine o alle innumerevoli problematiche di salute mentale ormai all'ordine del giorno.


5.

Disobbedienza come..

Disobbedienza come saper dire di no.

Disobbedienza come saper riconoscere i propri limiti.

Disobbedienza come saper ascoltare.

Disobbedienza come saper accogliere le fragilità.

Disobbedienza come saper aprire i propri punti di vista.

Disobbedienza come saper accettare la paura.

Disobbedienza come comprendere che se non accolte le ferite diventano rabbia e le paure diventano odio. Disobbedire significava inizialmente andare contro una società aggressiva che non dava la possibilità di realizzarsi ed esprimere le proprie idee.

Ora disobbedire è qualcosa di personale e soggettivo dove è importante pensare con la propria testa senza dar peso al giudizio delle persone. La considerazione di servizio civile come difesa nonviolenta della Patria è ormai anacronistica. Il difendersi implica quasi necessariamente una forza esterna che attacca. Non ci dobbiamo difendere dall'altro, dobbiamo piuttosto mantenere integri i valori costituzionali di uguaglianza, libertà e democrazia come: parità di genere, non violenza e non discriminazione. Scegliere il servizio civile vuol dire essere portatori di felicità per qualcuno che si trova in difficoltà nel mondo, perché al giorno d'oggi per alcuni non è scontato. Per noi disobbedire è il coraggio di essere felice scegliendo sé stessi per trovare il proprio equilibrio.

Che cos'è la felicità? Tradizionalmente una persona è considerata felice quando ha un lavoro stabile, una casa, una macchina e vestiti di marca. Ma una volta che hai raggiunto gli obiettivi impostati dalla società, sei davvero felice? Per noi la felicità significa instaurare relazioni, legami che ci aiutino con la crescita personale creando ricordi per il futuro. Il servizio civile si sposta anche dal piano oggettivo a quello soggettivo, quindi:

Cara persona volontaria,

Il mio servizio civile è così diverso dal tuo, non solo per la diversità del progetto, ma principalmente perché io sono diversa da te. Per parlare della mission del servizio civile, del volontariato, dell'auto mutuo aiuto c'è sempre occasione, ma per confidarsi su ciò che realmente ci sta regalando quotidianamente, il tempo sembra essere sempre poco. Il mio servizio civile è così diverso dal tuo, perché alla fine dei 12 mesi ci avrà lasciato cose diverse, trampolini di vita diversi; ci lascerà nuove consapevolezze, ma anche nuovi timori, in quel turbinio di tempo che caratterizza la nostra età, così transitoria. Il mio servizio civile è così diverso dal tuo, ma quasi uguale da insegnarci quali sono gli strumenti, i modi e le sfaccettature per affrontare la vita, specialmente quella lavorativa. In merito a ciò, abbi pazienza se riceverai dei no, datti la possibilità di crescere professionalmente grazie a quei no, che sono solo un esercizio per quelli che saranno i veri no alla fine dei 12 mesi. Il mio servizio civile è diverso dal tuo, perché in me farà sviluppare una tipologia di capacità critica diversa da quella che si svilupperà in te, ma sarà tutto un processo naturale, però nota bene che dovresti essere predisposta e aperta ad accogliere tutte le nuove possibilità, altrimenti non ti sarà servito a molto, se non al rimborso spese. Il mio servizio civile è così diverso dal tuo, perché io l'ho fatto per un motivo e tu per un altro, ma non significa che il tuo sia meno importante del mio.


(a cura di operatrici e operatori volontari in servizio civile - formazione 2023)


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